Intervista alla psicologa Silvia De Napoli, coofondatrice del servizio sociale sulle dipendenze per le famiglie del quartiere Garbatella
Era il 25 gennaio 2015, quando nella parrocchia S. Filippo Neri, alla fine della messa, fu inaugurato il Progetto Rossano. Un programma di intervento sociale nato per volontà di Nerina Marchione ( madre di tre figli di cui uno morto per overdose) e della psicologa e psicoterapeuta Silvia De Napoli.
Quel giorno si partì con l’idea di dare conforto e una giusta informazione a tutte le famiglie del quartiere Garbatella, che avessero in casa problemi di dipendenza da sostanze e simili.
Il progetto con gli anni è cresciuto, le richieste diventavano tante e sempre più specifiche. Così anche i volontari aumentavano: fino ad arrivare a due psicoterapeuti, un mediatore familiare, uno psicologo specializzato in DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento), un tutor DSA, uno studio legale civile e penale.
Il Progetto Rossano insomma, si è trasformato da un’idea ad una vera a propria Associazione di Promozione Sociale.
Sono passati 6 anni dall’inizio di questo percorso. Si aspettava tutte queste richieste da parte delle famiglie del quartiere?
E’ iniziata come un “vediamo che succede”, da ciò che mi diceva Nerina, la Presidente che è del quartiere, questo servizio poteva essere utile, mi sono fidata di lei, della sua esperienza e ho aspettato, inizialmente tutti i sabati noi due tenevamo il centro ascolto aperto!
Quando ragazzi o famiglie si avvicinano a voi, cosa cercano? Cosa si aspettano?
Inizialmente le richieste erano vaghe, arrivavano con dei “problemi”, infatti dal primo contatto per dare una risposta centrata impegnava più riflessioni, oramai ci conoscono in tanti e quando arrivano sono più precisi in ciò che stanno cercando: un intervento psicologico, piuttosto che un consulto legale, supporto scolastico ecc.
Cosa si aspettano? Questo andrebbe chiesto a loro, ritengo che qualsiasi cosa si aspettano la trovano, visto che ogni socio tende a restare tra i tesserati di anno in anno, mi fa pensare che sono soddisfatti.
Quest’ultimo anno è stato molto particolare. Come vi siete organizzati per continuare ad aiutare le famiglie nonostante il Covid?
Il servizio che è stato interrotto è il sostegno scolastico/aiuto compiti, tutti gli altri sono restati attivi online, infatti ho proposto l’associazione e i nostri servizi per il municipio solidale come supporto telefonico durante il lockdown 2020. Ad oggi il servizio è attivo per le coppie e l’individuo, purtroppo i gruppi tematici e di sostegno sono stati interrotti e/o dirottati sulle piattaforme online.
Accorgersi che un proprio caro ha bisogno di aiuto non sempre è facile. Ci sono dei comportamenti che possono aiutare i familiari a capire?
Formule valide per tutti non ci sono, ma sicuramente dobbiamo cercare di non banalizzare elementi che si discostano dal comportamento consueto del proprio caro. Ritengo di poter suggerire di fare un consulto in più e mai uno in meno, soprattutto in un municipio come il nostro dove la rete sociale è forte, e ci sono tante possibilità di ricevere informazioni e supporto, chiedere a chi potrebbe essere più informato, più esperto, non costa nulla anzi ci ripaga nell’affrontare qualsiasi difficoltà insieme e mai da soli! Noi come associazione combattiamo la solitudine, da soli si perde insieme si vince sempre.
Cosa si sente di dire a quei genitori che hanno capito i disagi dei figli e si trovano a vivere queste situazioni?
Prima di tutto, se il genitore ritiene che il proprio figlio ha un qualsiasi disagio, è suo dovere informarsi e chiedere aiuto anche per come affrontare la problematica. Ma è necessario anche stare in guardia rispetto al comune errore che, rivolgendosi all’esterno della famiglia, delegano la presa in carico del figlio. Il disagio dei giovani ha radici molto spesso negli adulti purtroppo, la famiglia, per questo i genitori dovrebbero essere parte attiva nella risoluzione del problema. Il potersi mettere in discussione non solo permette ai genitori di avvicinarsi al mondo dei figli ma dona un grande insegnamento: tutti possono sbagliare ma è il modo in cui si ripara all’errore che fa la differenza. Sembra banale ma in una società come questa che premia solo i numeri 1, chi ha più follower, chi accumula solo successi, è fondamentale mostrare le fragilità per poter insegnare ad integrarle in un funzionamento adeguato.
Di Ilaria Proietti Mercuri